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Il convegno "Pace, energia e risposte partecipate:le comunità energetiche" a L'isola che c'è, Fiera delle Economie Solidali, moderato da Francesco Tampellini (gruppo di lavoro sovranità energetica di CO-energia).

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All'interno della Settimana europea delle comunità sostenibili che si tiene il 17 e 18 settembre a Preganziol (TV)  CO-energia patrocinia due iniziative promosse dal Distretto di Economia Solidale OltreCOnfin.

SABATO 17 SETTEMBRE
Convegno/laboratorio pratico per la costruzione di un'autosufficienza energetica comunitaria

DOMENICA 18 SETTEMBRE
Convegno/laboratorio pratico per la costruzione di un sistema agricolo alimentare locale

 

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Giovedì, 01 Settembre 2022 08:44

L'aumento dei prezzi dell'energia (aggiornamento)

Nel precedente post di dicembre 2021 abbiamo analizzato i motivi degli aumenti delle bollette dell'energia elettrica, a partire dai una analisi dei prezzi di mercato dell'energia elettrica e del gas.

Rispetto ad allora, la guerra in Ucraina ha ulteriormente accentuato le dinamiche di prezzo che si erano già manifestate lo scorso anno. In sintesi, il prezzo dell'energia elettrica per l'Italia (ma anche per la Francia o la Germania) con le regole di mercato attuali è determinato dal costo di produzione delle centrali a gas, che sono indispensabili per soddisfare la domanda complessiva di energia elettrica. Da un lato, le forniture di gas dalla Russia, normalmente un terzo del totale dei consumi europei, sono significativamente diminuite. Dall'altro lato, la commissione europea ha imposto un obiettivo di riempimento dei sistemi di stoccaggio del gas all'80% della loro capacità, per garantire una riserva strategica in caso di interruzione completa delle forniture dalla Russia durante il prossimo inverno.

Di conseguenza la tensione tra domanda e offerta sul mercato europeo del gas è ulteriormente aumentata, e così il suo prezzo, salito ben oltre i 200 €/MWh, cioè dieci volte tanto il prezzo medio del periodo 2010-2020

(fonte: GME)

Il mercato elettrico si è mosso di conseguenza, raggiungendo livelli mai visti prima:

si consideri che il rendimento di un impianto di generazione a gas è circa del 50%, quindi il costo del combustibile per generare 1 MWh elettrico è il costo di 2 MWh di gas, a cui poi vanno aggiunti gli altri costi di esercizio e di investimento dell'impianto. Pertanto, il costo di 1 MWh di energia elettrica è un po' più del doppio di quello di 1 MWh di gas.

Il costi della materia prima energia nelle bollette con tariffa legata al PUN segue questo andamento, con un certo ritardo perché la bolletta viene inviata a consuntivo uno-tre mesi dopo l'effettivo consumo, a seconda dei tipi di contratto, quindi il prezzo della bolletta che pago a settembre si riferisce in realtà ai prezzi di maggio-giugno-luglio.

La situazione è ormai chiaramente insostenibile. Per avere un'idea, il consumo complessivo annuale di energia elettrica in Italia è circa 330 TWh. Al prezzo medio di settembre, il costo complessivo sarebbe 200 miliardi di €, pari circa il 10% del PIL.

A fronte di questa emergenza, che non coinvolge solo l'Italia ma anche altri grandi paesi europei, in primis Germania e Francia che dipendono dal gas per soddisfare la loro domanda di energia elettrica.

Da notare come il prezzo nei paesi scandinavi sia rimasto contenuto grazie ad un mix energetico decisamente spostato sulle fonti rinnovabili rispetto quello italiano.

La commissione europea ha finalmente preso atto della situazione (vedi tweet della presidente von der Leyen) e sta studiando una riforma delle regole del mercato elettico per disaccoppiare in qualche modo il prezzo dell'energia prodotta a partire dal gas, che è circa un terzo del totale su base europea, rispetto a quello prodotto da altre fonti, che è rimasto all'incirca invariato. L'annuncio è che le nuove regole saranno pronte entro fine anno.

A prescindere dalla riforma del mercato elettrico europeo prossima ventura, l'unico modo sicuro, ambientalmente sostenibile e alla portata dei comuni cittadini per uscire da questo girone infernale è diventare produttori della propria energia mediante impianti di generazione rinnovabili, sganciandosi dalla dipendenza dal mercato drogato delle energie fossili, contribuendo nel contempo alla riduzione delle emissioni climalteranti di CO2. Due piccioni con una fava.

La prima modalità per ottenere questo scopo è installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa. Indicativamente, un euro investito in un impianto FV di piccola taglia porta ad una produzione tra 0.5 e 1 kWh all'anno. Considerando che il 50% del costo dell'impianto è detraibile dall'IRPEF in 10 anni, con un euro effettivamente speso si producono 1-2 kWh all'anno. Con i prezzi attuali attorno ai 500 €/MWh, ovvero 50 c/kWh, il valore della produzione permette di rientrare dall'investimento in uno-due anni (!). Anche nell'ipotesi che i prezzi scendano a livelli più ragionevoli nei prossimi mesi/anni, i tempi di ritorno dell'investimento resteranno comunque ampiamente inferiori alla durata di tali impianti, 25 anni e oltre.

Un secondo strumento disponibile è la tariffa prosumer di ènostra. Sul web è disponibile sia un breve video che un testo di presentazione. In questo caso si diventa soci della cooperativa e si versa una quota di capitale di 0,7 € per ogni kWh/anno di consumo. Ad esempio, se consumo 3000 kWh all'anno, occorrerà investire 2100 euro. Questo capitale viene impiegato per costruire impianti ad energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico, idroelettrico) il cui costo è in larga parte dato dall'investimento iniziale di costruzione, con un modesto costo annuale di esercizio e senza bisogno di impiegare combustibili fossili con prezzi legati a mercati soggetti a dinamiche speculative. Il prezzo dell'energia in bolletta è quindi determinato in buona parte dal costo di ammortamento dell'impianto. A questa va aggiunta una quota di prezzo dovuta a servizi di rete che è proporzionale al PUN; normalmente questa quota ha un costo marginale, ma con i prezzi attuali influisce per alcuni c/kWh. L'offerta attuale di ènostra per l'energia consumata in tariffa prosumer entro il limite di kWh annuali corrispondente al capitale versato è di 12,1 c/kWh, ovvero 121 €/MWh. Il prezzo puo' essere rivisto anno per anno, ma non è sottoposto alle fluttuazioni dei mercati energetici se non per la piccola quota dipendente dai servzi di rete. Il capitale rimane vincolato per 12 anni, tempo di ammortamento dell'impianto, e viene restituito al termine del periodo di vincolo; nel caso che la cooperativa chiuda i bilanci con un utile, questo potrebbe essere in parte distribuito in forma di ulteriori sconti in bolletta a remunerazione del capitale versato.

Il terzo possibile strumento introdotto dalla recente legislazione è quello delle comunità energetiche. In questo caso due o più consumatori si associano per costruire impianti collettivi su base locale, nello stesso condominio o sotto la stessa cabina di trasformazione ad alta tensione. Il capitale può essere fornito dai soci, o da un partner finanziatore, a cui sarà dovuto un canone, o da un finanziamento a fondo perduto (ad esempio il PNRR per comuni sotto i 5000 abitanti). L'energia prodotta viene condivisa virtualmente, nel senso che non è necessario tirare fili tra questi impianti e le utenze dei soci della comunità, ma si ricorre a partite di giro e compensazioni di tipo contabile. In sintesi, i soci mantengono il proprio contratto di fornitura e pagano tutta l'energia che consumano al proprio venditore, al prezzo contrattuale pattuito. La comunità energetica vende tutta l'energia prodotta al GSE in ritiro dedicato, o ad una qualunque società di vendita (ad esempio ènostra oppure Dolomiti Energia), al prezzo di mercato, in pratica il PUN. Inoltre, per la quota di energia che viene autoconsumata istantaneamente dai soci, viene erogato alla comunità energetica un contributo aggiuntivo di 11 c/kWh ((in base alla attuale normativa sperimentale, in attesa di ridefinizione con i decreti attuativi della nuova legge attuativa della direttiva europea RED 2). La comunità energetica puo' poi suddividere gli introiti tra i soci come ritiene più opportuno.

Lo scenario più semplice è quello in cui i soci hanno un contratto di fornitura in cui il costo della materia prima energia è dato dal PUN e versano un capitale proporzionale al loro consumo. In questo caso, ogni kWh prodotto dalla comunità e autoconsumato istantaneamente dai soci genera un flusso di cassa pari al costo della materia prima energia in bolletta, maggiorato di un incentivo di 11 c/kWh erogato dal GSE, che all'incirca compensa tutte le altre componenti di costo della bolletta. Se la comunità energetica ripartisce gli introiti tra i soci in base ai consumi, ogni socio riceve una somma per ogni kWh autoprodotto e autoconsumato collettivamente che è circa pari a quanto ha pagato lo stesso kWh in bolletta, annullandone la spesa. E' quindi come se avesse installato un impianto sul proprio tetto, con il vantaggio che puo' farlo anche se non ha un tetto a disposizione, e che la maggior taglia degli impianti collettivi rispetto a quelli individuali porta ad un costo per kW installato decisamente inferiore. Ovviamente questa situazione ideale richiede che l'intera produzione dell'impiant venga autoconsumata istantaneamente dai soci; per la quota non autoconsumata, i soci riceveranno una compensazione inferiore, mancando l'incentivo di 11 c/kWh. I soci devono quindi organizzarsi, possibilmente modificando le proprie abitudini di consumo, in modo da autoconsumare quanto più possibile l'energia generata dall'impianto collettivo.

La comunità energetica può poi decidere a sua discrezione dei criteri di ripartizione degli introiti differenti da quello sopra descritto, possibilmente anche con finalità sociali. Ad esempio, puo' destinare una parte degli introiti a soci in situazione di povertà energetica, o prevedere una diversa remunerazione del capitale investito e dell'autoconsumo, secondo criteri che puo' stabilire liberamente nel suo statuto.

Il secondo e il terzo strumento richiedono una azione collettiva. L'associazione CO-Energia ha come finalità la promozione di questo genere di iniziative (fare insieme quello che non si può fare da soli) ed è a disposizione per aiutarvi e orientarvi nella vostra scelta.

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CO-energia, in rete con associazioni, diocesi, fondazioni e movimenti, scrive al governo perchè "sblocchi" la svolta delle comunità energetiche rinnovabili, strumento fondamentale per combattere la povertà energetica e l'emergenza climatica.

LEGGI TUTTO: https://www.nexteconomia.org/2022/07/14/comunita-energetiche-lappello-della-societa-civile-per-non-fermare-il-processo-attuativo/

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"Energia: consumatori consapevoli per il risparmio e il Pianeta". Alternative possibili: fonti rinnovabili e comunità energetiche.

Ne parliamo venerdì 24 giugno alle 20.45 nella stanza virtuale bit.ly/OltreConfin con Francesco Tampellini, gruppo sovranità energetica di CO-energia, invitato da OltreConfin Distretto di Economia Solidale.

L'evento sarà trasmesso anche in diretta sulla pagina FB OltreConfin

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I nostri soci segnalano questo interessante approfondimento sulla crisi energetica e le soluzioni le associazioni provano a dare in chiave di Economia Solidale. Tra i diversi articoli anche l'intervento del nostro Francesco Tampellini, gruppo di lavoro sovranità energetica di CO-energia.

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CO-energia insieme ad Agenda21 Laghi ed altre Associazioni, scrivono ad ARERA affinchè renda disponibile sulla bolletta elettrica una informazione essenziale per costruire comunità energetiche rinnovabili e solidali.

SCARICA LE LETTERA INVIATA DA CO-ENERGIA AD ARERA

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Ecoistituto della valle del Ticino e CO-energia invitano all'incontro "Comunità energetiche rinnovabili. Cosa sono, perché è importante organizzarle anche da noi", che si tiene mercoledì 18 maggio 2022 ore 21 a Cuggiono (“Le Radici e le Ali” via San Rocco 48).

Abbattono l’inquinamento, riducono sprechi e costi delle bollette. Sono una unione tra cittadini, amministrazioni locali e imprese, per auto produrre e condividere energia pulita. Una legge europea, ora anche italiana e regionale ne favorisce la costituzione. Se vuoi saperne di più vieni!

Saranno con noi
Sergio Venezia- CO-ENERGIA, progetti collettivi di economia solidale
Giacomo Cantarella – EPG, del Gruppo Dolomiti Energia Spa

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Una serie di incontri per scoprire come avviare una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) e quali sono i suoi benefici. Il corso, cofinanziato da CO-energia, ha lo scopo di formare animatori pronti a promuovere sul territorio di Como e di Varese le migliori pratiche per avviare una CER ed è rivolto a tutti i soggetti attivi nelle reti di DES Varese e di L’isola che c’è.

MODALITÀ DI ISCRIZIONE E PARTECIPAZIONE
Il corso non prevede costi di iscrizione.
Massimo 20 partecipanti - Iscriviti subito e riceverai il link per gli incontri online.
È fortemente consigliata la partecipazione a tutti gli incontri

Compila il modulo di iscrizione QUI

Per qualsiasi informazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Due nostri soci, DESVA e L'isola che c'è, lanciano il nuovo progetto "Promozione delle comunità energetiche nel territorio, finanziato dal Fondo di solidarietà e Futuro di CO-energia.

Il seguente articolo ci spiega come sia un grande opportunità per tutti i territori!

 

La rivoluzione delle comunità energetiche rinnovabili

Correva l’anno 2008, quando l’associazione “L’isola che c’è” ha cominciato a sollecitare il territorio comasco su progetti di sovranità e co-partecipazione della filiera energetica, mentre l’Europa era già con il fiato sospeso per l’ennesima crisi del gas fra Ucraina e Russia. Autocostruzione e gruppi di acquisto di impianti solari, reti virtuose fra aziende energetiche e associazioni, acquisti collettivi di energia 100% da fonti rinnovabili (gemmando, insieme ad altri Distretti di Economia Solidale, una specifica associazione nazionale), oltre a tanta formazione pubblica su risparmio ed efficienza energetica.

A quei tempi tutte queste erano proposte riservate ad un manipolo di idealisti; invece, si sono dimostrate attività precorritrici della rivoluzione energetica prefigurata da Jeremy Rifkin già nel 2002. Il noto economista americano prevedeva di passare dalla produzione centralizzata di energia (poche centrali che producono l’energia necessaria per tutto il paese) ad una produzione diffusa, con l’ingresso del cittadino protagonista nella nuova veste di “prosumer” ovvero di consumatore che diventa a sua volta produttore per il proprio fabbisogno.

Ebbene ora ci siamo per davvero! Nel 2018 l’unione europea ha pubblicato la direttiva “RED II” che fa nascere il nuovo concetto di Comunità Energetica Rinnovabile (CER), un soggetto giuridico no-profit a cui possono aderire volontariamente persone fisiche, pubbliche amministrazioni, enti del terzo settore, enti religiosi, territoriali, di ricerca, di formazione, di protezione ambientale e poi commercianti, artigiani, PMI. Un rarissimo caso di legislazione frutto della mobilitazione diretta dei cittadini (come si può verificare da questa bellissima storia) e capace di mettere d’accordo tutti i politici italiani che hanno già approvato, il 15 dicembre 2021, il recepimento legislativo nazionale.

Ma cosa sono esattamente le CER?  Immaginate di installare sul tetto della vostra abitazione dei pannelli fotovoltaici, una pratica ormai consolidata da anni per produrre energia pulita ma con il limite di riuscire ad auto consumarne istantaneamente solo una piccola parte con i propri elettrodomestici. Adesso, grazie alla interconnessione fisica della rete elettrica nazionale, è possibile decidere di cederla ai propri vicini nelle ore in cui non la si utilizza, condividendone i benefici economici.

Ma non è finita. Quegli stessi vicini possono contattare l’amministrazione comunale e costruire insieme ad essa un grosso impianto fotovoltaico magari sfruttando grandi superfici disponibili (e.g. le scuole). Aumentando la produzione, il numero e la tipologia di cittadini aggregati (dal condominio fino a coprire una piccola cittadina o un quartiere di una città), aumenterà ancora di più la quantità di energia condivisa cioè prodotta e consumata collettivamente ed istantaneamente, così come la copertura del fabbisogno dei singoli membri.

La CER non sarà un’entità statica ma potrà essere migliorata negli anni. Nuovi membri potranno aggiungersi. L’energia condivisa potrà aumentare grazie a tante modalità: ad ulteriori sforzi collaborativi fra i diversi membri della CER, all’utilizzo di nuove tecniche e tecnologie disponibili, alla diversificazione sia dei profili di consumo dei membri (e.g. famiglie e imprese) sia degli impianti a fonte rinnovabile (eolica, co-generazione da biomassa etc..), grazie all’inserimento di accumuli elettrochimici, grazie infine ad un nuovo concetto di consumo attivo dove i cittadini possono “flessibilizzare” la loro richiesta di energia elettrica, adattandosi alla produzione intermittente delle fonti rinnovabili. Una propria e vera rivoluzione.

Le CER potranno quindi dare un contributo importante e “dal basso” all’incremento delle fonti rinnovabili nel sistema elettrico italiano per una duratura, resiliente e strategica calmierazione dei prezzi dell’energia.

La nuova legislazione nazionale, quella regionale del 25 febbraio 2022, il PNRR e altri contributi di fondazioni private, aiuteranno la nascita delle CER con degli incentivi monetari e ventennali sull’energia condivisa, con detrazioni fiscali sulla costruzione di nuovi impianti, con finanziamenti a fondo perduto o a tasso zero, infine, con sportelli gratuiti di consulenza e comunicazione alla cittadinanza. Lo stesso gestore della rete premierà l’energia prodotta e consumata localmente sgravandola da alcuni oneri di utilizzo della rete nazionale grazie alle CER. Produrre energia elettrica lontano dall’utilizzatore, secondo il modello classico di distribuzione centralizzato, comporta infatti delle perdite lungo il percorso, pari ad un 10% che noi tutti paghiamo da sempre in bolletta.

Le prime esperienze che si stanno realizzando in Italia (si veda il volume: Community Energy Map – De Vidovich, Tricarico, Zulianello – FrancoAngeli Open Access) stanno evidenziando i benefici non solo economici e ambientali ma anche sociali delle CER, proprio a causa della forte dimensione di promozione delle relazioni fra i membri delle comunità, di cui abbiamo tutti bisogno dopo due anni di pandemia. Infatti, il capitale delle relazioni di una CER potrà essere coltivato per fare anche altro, oltre al mutualismo energetico: ad esempio per il rafforzamento della coesione sociale, la creazione di posti di lavoro, la lotta allo spopolamento e alla povertà energetica (grazie ai benefici diretti sulla bolletta dei membri della CER), l’innesco di circuiti di economia circolare fra i membri, quali monete sociali, banche del tempo, gruppi di acquisto solidale etc…

Adesso non abbiamo più scuse. I fatti di questi ultimi mesi dimostrano inequivocabilmente che chi fra i paesi europei ha investito di più sulle rinnovabili, come ad esempio i paesi scandinavi, sta godendo durante questa crisi di prezzi energetici all’ingrosso minori dell’Italia, potendo anche essere meno ricattabile dalle autocrazie di turno che vendono il gas. Grazie alle CER, la transizione ecologica e a questo punto anche la cura delle relazioni di vicinato, da quelle di quartiere fino a quelle fra nazioni, può dipendere da noi, semplici cittadini.

Francesco Tampellini
Associazione “
L’isola che c’è – rete comasca di economia solidale”
Associazione “CO-energia – progetti collettivi di economia solidale

Articolo rilasciato in licenza di Creative Commons “Attribuzione Non Commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia”

 

Per info clicca QUI

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Impianti collettivi

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