Giovedì 13 ottobre alle ore 21 si tiene a Mezzago (Sala civica Mons. Geradi, via Biffi 32) un incontro sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, con la partecipazione di CO-energia.
Diretta web sul canale You Tube del Comune di Mezzago.
IL VIDEO DELL'INCONTRO
MATERIALI
CO-energia scrive ad ARERA con alcune osservazioni per rendere piu semplice l'aggregazione di cittadini, GAS e associazioni per costituire comunità energetiche.
Il prossimo 29 settembre la Camera di Commercio di Como-Lecco ha in programma un evento sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e ha invitato l'associazione L'isola che c'è, socio di CO-energia (Micol Dell‘Oro, membro del Consiglio Direttivo di L'isola che c'e) a raccontare l'esperienza.
Ecco il link all'evento: https://www.comolecco.camcom.it/archivio3_eventi-in-agenda_0_404_3_4.html
Il convegno "Pace, energia e risposte partecipate:le comunità energetiche" a L'isola che c'è, Fiera delle Economie Solidali, moderato da Francesco Tampellini (gruppo di lavoro sovranità energetica di CO-energia).
Riceviamo spesso dai nostri soci richieste di chiarimento in merito all'aumento dei prezzi dell'energia. Cerchiamo di fare chiarezza.
Sono in fornitura con ènostra. Perché la mia bolletta continua ad aumentare?
Sono in fornitura con Dolomiti Energia. Perché le mie bollette continuano ad aumentare?
Riceviamo spesso dai nostri soci richieste di chiarimento più o meno di questo tenore: sono in fornitura con ènostra, convenzione CO-Energia. Perché le bollette continuano ad aumentare? Ma non ci avevate detto che ènostra è sganciata dalle fonti fossili? Allora sono uguali a tutti gli altri?
La risposta a questa domanda richiede di andare un po' sul tecnico. Niente paura; come direbbe Alberto Angela, se avrete la pazienza di seguirci, la spiegazione è abbastanza semplice.
Facendo riferimento ai dati del bilancio 2021 (qui trovate la relazione degli amministratori), la cooperativa ènostra ha oggi circa 10.000 soci, a cui vende circa 30 GWh all'anno di energia. Di questi, circa 3 GWh sono prodotti da impianti di proprietà della cooperativa: circa 2 GWh vengono dalla pala eolica del Cerrone, vicino a Gubbio, ultimata a novembre 2021, circa 1 GWh viene dagli impianti fotovoltaici storici di Retenergie, che sono incentivati dal vecchio conto energia. I restanti 27 GWh vengono acquistati sul mercato elettrico: circa 4 GWh da produttori selezionati, i rimanenti 23 GWh acquistando energia di origine rinnovabile certificata.
La quota di energia acquistata sul mercato elettrico, ossia il 90% del totale venduto ai soci, viene acquistata al prezzo di mercato, ossia al PUN (Prezzo Unico Nazionale), che viene calcolato ogni giorno dal GME. Per non dissestare il bilancio della cooperativa, è evidente che dovrà essere venduta ai soci ad un prezzo sostanzialmente allineato al PUN. Come spiegato in due precedenti post (qui e qui) il PUN è cresciuto di 10 volte da luglio 2021 a causa dei meccanismi di mercato vigenti e dell'aumento esplosivo del costo del gas.
Resta da capire cosa può fare ènostra col 10% di energia di produzione propria. In teoria, potrebbe venderla ai suoi soci ad un prezzo legato all'ammortamento degli impianti, che ovviamente non consumano gas, e che resterebbe in gran parte insensibile agli aumenti del prezzo di mercato, salvo che per alcune componenti relative a servizi di rete. Sfortunatamente per ènostra (e per noi) l'art. 15 del Decreto sostegni ter, convertito in legge il 28/03/2022 n. 25 e la relativa delibera attuativa ARERA 266/2022/R/EEL del 21/06/2022, ha introdotto una misura che di fatto esclude da questa possibilità gli impianti fotovoltaici storici, che sono incentivati in conto energia. Per questi impianti, infatti, il decreto prevede che ogni mese ènostra versi al GSE un conguaglio, pari alla differenza tra il prezzo medio zonale di mercato (in pratica il PUN) e il prezzo medio storico pre-crisi dell'energia nella zona di ubicazione dell'impianto, indicativamente attorno ai 55-60 €/MWh.
Facciamo un esempio concreto. Nel mese di agosto il prezzo medio di mercato è stato di circa 500 €/MWh, ovvero 50 c/kWh (ricordiamo l'equivalenza 1 c/kWh = 10 €/MWh). Alla fine del mese, per ogni MWh prodotto dagli impianti fotovoltaici storici, ènostra deve versare 500-60 = 440 €/MWh al GSE. Un bel fiume di soldi. Per non andare in bancarotta, deve necessariamente addebitarle ai suoi soci in fornitura, che quindi si troveranno a pagare, per ogni MWh, il costo "vero" dell'energia, 60 MWh, più il conguaglio da versare al GSE, 440 €/MWh. Il totale, per costruzione, fa esattamente il PUN, ovvero 500 €/MWh. Di fatto, anche la produzione degli impianti fotovoltaici storici, grazie a questo decreto, finisce per essere venduta al PUN, che continua a salire come spiegato nei post precedenti.
Al momento l'unico margine di manovra di ènostra è sui circa 2 GWh prodotti dalla pala eolica del Cerrone, che restano fuori da questa tagliola. La scelta della cooperativa è di dedicarli alla tariffa prosumer (qui un webinar di presentazione). A questa tariffa si accede versando una quota di capitale, vincolata per 12 anni e poi restituita, proporzionale alla quantità di energia richiesta, ad esempio 2100 € per 3000 kWh/anno. Questa somma corrisponde alla quota di capitale impiegato per costruire il pezzetto dell'impianto che produce l'energia che si consuma. La tariffa prosumer è essenzialmente legata al costo di ammortamento dell'impianto e quindi slegata dal PUN, se non per una piccola parte che corrisponde ai costi dei servizi di rete, proporzionali al PUN. Dal primo luglio 2022, la tariffa prosumer di ènostra è 12,1 c/kWh.
Si noti che in questo momento (settembre 2022) la tariffa prosumer è estremamente competitiva, a causa dei prezzi pazzi sul mercato causati dalla crisi del gas i Europa. Non c'è garanzia che rimanga tale nel futuro, se il prezzo di mercato scendesse sotto ai livelli pre-crisi, come era successo ad esempio nel 2020 a causa della contrazione dei consumi dovuta al COVID-19. Possiamo però affermare che il prezzo della tariffa prosumer è il "prezzo equo" dell'energia prodotta da impianti rinnovabili e sostenibili, nella stessa logica che regola gli acquisti dei GAS e dei DES, e non sarà mai guidato da logiche speculative, come quelle che attualmente stanno alla base del PUN.
Al momento (settembre 2022) la produzione della pala del Cerrone è sufficiente per coprire i consumi dei soci che hanno già scelto la tariffa prosumer in passato; non è quindi purtroppo possibile a nuovi utenti accedere immediatamente a questa tariffa. Sono aperte le sottoscrizioni al nuovo fondo produzione per finanziare nuovi impianti: una pala eolica a Castiglione, nei pressi di Gubbio, una pala eolica a Crispiano (TA) ed un grosso impianto fotovoltaico a Brindisi. Sarà possibile accedere alla tariffa prosumer una volta che l'impianto finanziato dalla propria sottoscrizione sarà entrato in produzione, si prevede a partire da primavera 2023.
Se si è interessati a questa opzione, il primo passo è di manifestare ad ènostra il proprio interesse, utilizzando questo modulo online. Si verrà quindi invitati a sottoscrivere un certo numero di quote sociali legate al fondo produzione, sulla base della quantità di energia che si vuole acquistare annualmente in tariffa prosumer, diventando così soci sovventori della cooperativa. Questo richiede di effettuare il bonifico relativo e di compilare poi un form online con tutti i dati richiesti.
La quota versata non è a fondo perduto, corrisponde a quote di capitale privilegiate della cooperativa, che danno accesso alla tariffa prosumer; potrebbe anche generare dei dividendi, quando saranno state recuperate tutte le spese di avviamento e la cooperativa protrà generare utili. Al termine del periodo di vincolo, che corrisponde all'ammortamento dell'impianto, si potrà decidere se farsela restituire o se reinvestirla in altri impianti. Qui trovate il regolamento soci sovventori e lo statuto della cooperativa.
Non appena l'impianto finanziato sarà in produzione, si potrà attivare la fornitura con tariffa prosumer. In sede di richiesta di attivazione della fornitura, vi ricordiamo di selezionare la convenzione CO-Energia, che permette di finanziare il Fondo Solidarietà e Futuro di CO-Energia.
Per tutti gli altri soci in fornitura con ènostra e con tariffe non prosumer, quindi legate al PUN, la questione dei prezzi di mercato dell'energia elettrica fuori controllo è oggi al vaglio della Commissione UE. L'intento è di trovare una soluzione accettabile a livello europeo, basata sul principio di disaccoppiare, in qualche modo, il prezzo dell'energia prodotta col gas da quello dell'energia prodotta con le rinnovabili. I ministri dell'energia dei paesi UE si sono riuniti il 9 settembre 2022 ed hanno raggiunto un accordo di massima sull'orientamento da seguire. Vedremo nelle prossime settimane e mesi quali provvedimenti verranno concretamente attuati.
Riceviamo spesso dai nostri soci richieste di chiarimento più o meno di questo tenore: sono in fornitura con Dolomiti Energia, convenzione CO-energia. Perché le bollette continuano ad aumentare? Ma non ci avete detto che ci vendono solo l'energia dei loro impianti idroelettrici? Allora sono uguali a tutti gli altri?
La risposta a questa domanda richiede di andare un po' sul tecnico. Niente paura; come direbbe Alberto Angela, se avrete la pazienza di seguirci, la spiegazione è abbastanza semplice.
Dolomiti Energia, la società a cui pagate la bolletta, è parte del Gruppo Dolomiti Energia, di cui fanno parte diverse società di produzione che possiedono gli impianti idroelettrici storici del Trentino, costruiti in gran parte tra gli anni '30 e gli anni '60 del secolo scorso. L'energia venduta da Dolomiti Energia è in gran parte energia idroelettrica acquistata da queste società del gruppo.
Il prezzo all'ingrosso dell'energia elettrica sul mercato (il famoso PUN, Prezzo Unico Nazionale, calcolato ogni giorno dal GME) è aumentato di 10 volte dal giugno 2021. La storia e le ragioni di questo aumento sono legate al prezzo del gas e alle regole attuali del mercato elettrico, la trovate in due precedenti post (qui e qui).
A questo punto vi chiederete: ma se Dolomiti Energia compra l'energia direttamente dalle aziende di produzione del suo gruppo, che non usano neanche un metro cubo di gas, continuerà a pagargliela come prima. Non è che poi rivendendola a noi al decuplo farà profitti da favola?
Sfortunatamente per Dolomiti (ma anche per noi, come vedremo tra un'attimo), non è così. l'art. 15 del Decreto sostegni ter, convertito in legge il 28/03/2022 n. 25 e la relativa delibera attuativa ARERA 266/2022/R/EEL del 21/06/2022 introduce una norma per impedire alla radice questo scenario. In sintesi, le società di produzione che hanno impianti idroelettrici costruiti prima del 2010, quindi già ammortizzati, devono versare al GSE ogni mese la differenza tra il prezzo medio zonale di mercato (in pratica il PUN) e un prezzo di riferimento di 58 €/MWh, che è il prezzo medio di vendita degli ultimi anni pre-crisi nella zona di produzione di quegli impianti.
Facciamo un esempio concreto. Nel mese di agosto il prezzo medio di mercato è stato di circa 500 €/MWh, ovvero 50 c/kWh (ricordiamo l'equivalenza 1 c/kWh = 10 €/MWh). Alla fine del mese, per ogni MWh venduto a Dolomiti Energia, le società di produzione del gruppo devono versare 500-58 = 442 €/MWh al GSE. Un bel fiume di soldi. Per non andare in bancarotta, devono necessariamente addebitarle a Dolomiti Energia, che quindi si troverà a pagare, per ogni MWh, il costo "vero" dell'energia, 58 MWh, più il conguaglio da versare al GSE, 442 €/MWh. Il totale, per costruzione, fa esattamente il PUN, ovvero 500 €/MWh. E' chiaro quindi che Dolomiti Energia non ha alcun margine di manovra, dovrà per forza far pagare ai suoi clienti questo prezzo, che continua a salire come spiegato nei post precedenti.
Il decreto del governo Draghi è in vigore fino al 31 dicembre del 2022. Pur avendo un intento condivisibile, quello di evitare extraprofitti stellari ai produttori di rinnovabili dovuti ai prezzi dell'energia elettrica gonfiati dal prezzo del gas, lo ha realizzato in modo decisamente brutale. Così facendo, di fatto ha penalizzato i produttori di energia rinnovabile, impedendogli di trasferire almeno una parte del beneficio di non produrre energia col gas come sconto in bolletta ai propri clienti. Forse si poteva fare diversamente, ma questa è un'altra storia.
Cosa succederà allo scadere del decreto? La questione è oggi al vaglio della Commissione UE, che cercherà di trovare una soluzione accettabile a livello europeo, basata sul principio di disaccoppiare, in qualche modo, il prezzo dell'energia prodotta col gas da quello dell'energia prodotta con le rinnovabili. I ministri dell'energia dei paesi UE si sono riuniti il 9 settembre 2022 ed hanno raggiunto un accordo di massima sull'orientamento da seguire. Vedremo nelle prossime settimane e mesi quali provvedimenti verranno concretamente attuati.
All'interno della Settimana europea delle comunità sostenibili che si tiene il 17 e 18 settembre a Preganziol (TV) CO-energia patrocinia due iniziative promosse dal Distretto di Economia Solidale OltreCOnfin.
SABATO 17 SETTEMBRE
Convegno/laboratorio pratico per la costruzione di un'autosufficienza energetica comunitaria
DOMENICA 18 SETTEMBRE
Convegno/laboratorio pratico per la costruzione di un sistema agricolo alimentare locale
Nel precedente post di dicembre 2021 abbiamo analizzato i motivi degli aumenti delle bollette dell'energia elettrica, a partire dai una analisi dei prezzi di mercato dell'energia elettrica e del gas.
Rispetto ad allora, la guerra in Ucraina ha ulteriormente accentuato le dinamiche di prezzo che si erano già manifestate lo scorso anno. In sintesi, il prezzo dell'energia elettrica per l'Italia (ma anche per la Francia o la Germania) con le regole di mercato attuali è determinato dal costo di produzione delle centrali a gas, che sono indispensabili per soddisfare la domanda complessiva di energia elettrica. Da un lato, le forniture di gas dalla Russia, normalmente un terzo del totale dei consumi europei, sono significativamente diminuite. Dall'altro lato, la commissione europea ha imposto un obiettivo di riempimento dei sistemi di stoccaggio del gas all'80% della loro capacità, per garantire una riserva strategica in caso di interruzione completa delle forniture dalla Russia durante il prossimo inverno.
Di conseguenza la tensione tra domanda e offerta sul mercato europeo del gas è ulteriormente aumentata, e così il suo prezzo, salito ben oltre i 200 €/MWh, cioè dieci volte tanto il prezzo medio del periodo 2010-2020
(fonte: GME)
Il mercato elettrico si è mosso di conseguenza, raggiungendo livelli mai visti prima:
si consideri che il rendimento di un impianto di generazione a gas è circa del 50%, quindi il costo del combustibile per generare 1 MWh elettrico è il costo di 2 MWh di gas, a cui poi vanno aggiunti gli altri costi di esercizio e di investimento dell'impianto. Pertanto, il costo di 1 MWh di energia elettrica è un po' più del doppio di quello di 1 MWh di gas.
Il costi della materia prima energia nelle bollette con tariffa legata al PUN segue questo andamento, con un certo ritardo perché la bolletta viene inviata a consuntivo uno-tre mesi dopo l'effettivo consumo, a seconda dei tipi di contratto, quindi il prezzo della bolletta che pago a settembre si riferisce in realtà ai prezzi di maggio-giugno-luglio.
La situazione è ormai chiaramente insostenibile. Per avere un'idea, il consumo complessivo annuale di energia elettrica in Italia è circa 330 TWh. Al prezzo medio di settembre, il costo complessivo sarebbe 200 miliardi di €, pari circa il 10% del PIL.
A fronte di questa emergenza, che non coinvolge solo l'Italia ma anche altri grandi paesi europei, in primis Germania e Francia che dipendono dal gas per soddisfare la loro domanda di energia elettrica.
Da notare come il prezzo nei paesi scandinavi sia rimasto contenuto grazie ad un mix energetico decisamente spostato sulle fonti rinnovabili rispetto quello italiano.
La commissione europea ha finalmente preso atto della situazione (vedi tweet della presidente von der Leyen) e sta studiando una riforma delle regole del mercato elettico per disaccoppiare in qualche modo il prezzo dell'energia prodotta a partire dal gas, che è circa un terzo del totale su base europea, rispetto a quello prodotto da altre fonti, che è rimasto all'incirca invariato. L'annuncio è che le nuove regole saranno pronte entro fine anno.
A prescindere dalla riforma del mercato elettrico europeo prossima ventura, l'unico modo sicuro, ambientalmente sostenibile e alla portata dei comuni cittadini per uscire da questo girone infernale è diventare produttori della propria energia mediante impianti di generazione rinnovabili, sganciandosi dalla dipendenza dal mercato drogato delle energie fossili, contribuendo nel contempo alla riduzione delle emissioni climalteranti di CO2. Due piccioni con una fava.
La prima modalità per ottenere questo scopo è installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa. Indicativamente, un euro investito in un impianto FV di piccola taglia porta ad una produzione tra 0.5 e 1 kWh all'anno. Considerando che il 50% del costo dell'impianto è detraibile dall'IRPEF in 10 anni, con un euro effettivamente speso si producono 1-2 kWh all'anno. Con i prezzi attuali attorno ai 500 €/MWh, ovvero 50 c/kWh, il valore della produzione permette di rientrare dall'investimento in uno-due anni (!). Anche nell'ipotesi che i prezzi scendano a livelli più ragionevoli nei prossimi mesi/anni, i tempi di ritorno dell'investimento resteranno comunque ampiamente inferiori alla durata di tali impianti, 25 anni e oltre.
Un secondo strumento disponibile è la tariffa prosumer di ènostra. Sul web è disponibile sia un breve video che un testo di presentazione. In questo caso si diventa soci della cooperativa e si versa una quota di capitale di 0,7 € per ogni kWh/anno di consumo. Ad esempio, se consumo 3000 kWh all'anno, occorrerà investire 2100 euro. Questo capitale viene impiegato per costruire impianti ad energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico, idroelettrico) il cui costo è in larga parte dato dall'investimento iniziale di costruzione, con un modesto costo annuale di esercizio e senza bisogno di impiegare combustibili fossili con prezzi legati a mercati soggetti a dinamiche speculative. Il prezzo dell'energia in bolletta è quindi determinato in buona parte dal costo di ammortamento dell'impianto. A questa va aggiunta una quota di prezzo dovuta a servizi di rete che è proporzionale al PUN; normalmente questa quota ha un costo marginale, ma con i prezzi attuali influisce per alcuni c/kWh. L'offerta attuale di ènostra per l'energia consumata in tariffa prosumer entro il limite di kWh annuali corrispondente al capitale versato è di 12,1 c/kWh, ovvero 121 €/MWh. Il prezzo puo' essere rivisto anno per anno, ma non è sottoposto alle fluttuazioni dei mercati energetici se non per la piccola quota dipendente dai servzi di rete. Il capitale rimane vincolato per 12 anni, tempo di ammortamento dell'impianto, e viene restituito al termine del periodo di vincolo; nel caso che la cooperativa chiuda i bilanci con un utile, questo potrebbe essere in parte distribuito in forma di ulteriori sconti in bolletta a remunerazione del capitale versato.
Il terzo possibile strumento introdotto dalla recente legislazione è quello delle comunità energetiche. In questo caso due o più consumatori si associano per costruire impianti collettivi su base locale, nello stesso condominio o sotto la stessa cabina di trasformazione ad alta tensione. Il capitale può essere fornito dai soci, o da un partner finanziatore, a cui sarà dovuto un canone, o da un finanziamento a fondo perduto (ad esempio il PNRR per comuni sotto i 5000 abitanti). L'energia prodotta viene condivisa virtualmente, nel senso che non è necessario tirare fili tra questi impianti e le utenze dei soci della comunità, ma si ricorre a partite di giro e compensazioni di tipo contabile. In sintesi, i soci mantengono il proprio contratto di fornitura e pagano tutta l'energia che consumano al proprio venditore, al prezzo contrattuale pattuito. La comunità energetica vende tutta l'energia prodotta al GSE in ritiro dedicato, o ad una qualunque società di vendita (ad esempio ènostra oppure Dolomiti Energia), al prezzo di mercato, in pratica il PUN. Inoltre, per la quota di energia che viene autoconsumata istantaneamente dai soci, viene erogato alla comunità energetica un contributo aggiuntivo di 11 c/kWh ((in base alla attuale normativa sperimentale, in attesa di ridefinizione con i decreti attuativi della nuova legge attuativa della direttiva europea RED 2). La comunità energetica puo' poi suddividere gli introiti tra i soci come ritiene più opportuno.
Lo scenario più semplice è quello in cui i soci hanno un contratto di fornitura in cui il costo della materia prima energia è dato dal PUN e versano un capitale proporzionale al loro consumo. In questo caso, ogni kWh prodotto dalla comunità e autoconsumato istantaneamente dai soci genera un flusso di cassa pari al costo della materia prima energia in bolletta, maggiorato di un incentivo di 11 c/kWh erogato dal GSE, che all'incirca compensa tutte le altre componenti di costo della bolletta. Se la comunità energetica ripartisce gli introiti tra i soci in base ai consumi, ogni socio riceve una somma per ogni kWh autoprodotto e autoconsumato collettivamente che è circa pari a quanto ha pagato lo stesso kWh in bolletta, annullandone la spesa. E' quindi come se avesse installato un impianto sul proprio tetto, con il vantaggio che puo' farlo anche se non ha un tetto a disposizione, e che la maggior taglia degli impianti collettivi rispetto a quelli individuali porta ad un costo per kW installato decisamente inferiore. Ovviamente questa situazione ideale richiede che l'intera produzione dell'impiant venga autoconsumata istantaneamente dai soci; per la quota non autoconsumata, i soci riceveranno una compensazione inferiore, mancando l'incentivo di 11 c/kWh. I soci devono quindi organizzarsi, possibilmente modificando le proprie abitudini di consumo, in modo da autoconsumare quanto più possibile l'energia generata dall'impianto collettivo.
La comunità energetica può poi decidere a sua discrezione dei criteri di ripartizione degli introiti differenti da quello sopra descritto, possibilmente anche con finalità sociali. Ad esempio, puo' destinare una parte degli introiti a soci in situazione di povertà energetica, o prevedere una diversa remunerazione del capitale investito e dell'autoconsumo, secondo criteri che puo' stabilire liberamente nel suo statuto.
Il secondo e il terzo strumento richiedono una azione collettiva. L'associazione CO-Energia ha come finalità la promozione di questo genere di iniziative (fare insieme quello che non si può fare da soli) ed è a disposizione per aiutarvi e orientarvi nella vostra scelta.
CO-energia, in rete con associazioni, diocesi, fondazioni e movimenti, scrive al governo perchè "sblocchi" la svolta delle comunità energetiche rinnovabili, strumento fondamentale per combattere la povertà energetica e l'emergenza climatica.
Se vuoi partecipare alle attività di CO-energia informati presso il referente del tuo GAS/DES o scrivi a:
CO-ENERGIA Progetti collettivi di economia solidale - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - PRIVACY - COOKIE POLICY Salvo diversa indicazione, tutti i contenuti del sito sono pubblicati con licenza |