Durante un’estate di ritorni e legami ritrovati, Alberta Cardinali – membro del Consiglio Esecutivo di CO-energia e coordinatrice del GdL Bi-sogni – ha incontrato la Rete EquoSud per condividere un percorso di ascolto, relazione e costruzione comune. Il suo racconto ci accompagna tra luoghi simbolici e pratiche concrete dell’economia solidale in Calabria, preludio alla campagna in partenza “Terre Resistenti” in partenza. Un intreccio di esperienze che parlano di riscatto, mutualismo e trasformazione.
Durante le vacanze in Sicilia, dove sono tornata per riabbracciare amici cari e una terra a cui sono profondamente legata, sentivo il bisogno di dedicare del tempo a incontrare Rete EquoSud. Un bisogno che non nasce per caso, ma si colloca dentro un cammino condiviso con CO-energia, in particolare attraverso il GdL Bi-sogni che coordino e con la stessa Rete EquoSud, che ci ha portato a costruire insieme la campagna sociale “Terre Resistenti”, ormai prossima al lancio.
Come le campagne che l’hanno preceduta, anche questa sarà una proposta di partecipazione a un progetto collettivo, che vuole superare la sola logica di acquisto e vendita, mettendo al centro i circuiti virtuosi di economia solidale, il lavoro dignitoso, il riuso e la lotta agli sprechi, l’artigianato creativo, il mutualismo e le relazioni collaborative tra chi produce e chi acquista.
Così, dalla Sicilia ho raggiunto Reggio Calabria per incontrare le persone e i luoghi che danno vita a questa esperienza significativa. Per ascoltare, riconoscere, rafforzare. Per restituire, attraverso il racconto, la forza concreta e trasformativa delle resistenze che ogni giorno si rigenerano nelle pieghe di territori segnati da isolamento, sfruttamento e abbandono istituzionale. È un bi-sogno, personale e politico, quello che mi ha mosso: il bisogno di ri-trovare legami e reti, di abbracciare corpi, volti, pratiche. Perché l’economia solidale non vive solo nei documenti o nei progetti, ma si radica nella relazione, senza la quale non esiste trasformazione. Non si possono costruire reti di consumo consapevole se non si conoscono i luoghi dove si produce e nello stesso tempo si lotta, se non ci si riconosce come parte di un processo più ampio, che ci coinvolge, ci sfida, ci cambia.
Alla sartoria sociale mi accoglie Mimmo, che mi racconta il lavoro che dà vita a borse, astucci, cappelli. Ogni tessuto recuperato, ogni cucitura, è gesto di dignità, autonomia, rigenerazione. Qui il lavoro non è prestazione, ma riscatto; non è merce, ma cura. È tempo condiviso, artigianato lento, costruito fuori dalle logiche del profitto e dentro quelle del mutualismo.
Attraversando le strade di Reggio Calabria ci spostiamo nella sede della Rete EquoSud, dove Lorenzo e Basilio mi accolgono tra bandiere, striscioni, materiali che parlano di lotte, di radicamento politico. È un luogo vivo, attraversato da persone e idee in movimento. Insieme ci trasferiamo alla villa di Croce Valanidi confiscata alla ’ndrangheta, oggi spazio di autogestione, laboratorio sociale, presidio di comunità. Un viaggio dentro il viaggio. Ci ritroviamo nella sala che ospita gli eventi: fa molto caldo e mentre Antonella e Silvia iniziano a raccontare la storia della villa e i progetti in corso mi accorgo che a farmi soffrire non è la temperatura, ma la drammaticità di quanto ascolto. Ferite ancora aperte da curare, che attraversano generazioni. Mi colpisce la loro determinazione, la calma, la lucidità con cui danno voce alle difficoltà senza mai smettere di credere nella possibilità del riscatto. È un impegno quotidiano il loro, che non cerca riflettori ma agisce nel concreto, nella continuità, nella relazione. In quel momento capisco che non è solo un racconto: è una consegna. Una testimonianza che interpella e chiama a prendersene cura, a non restare spettatori, a farsi parte di una storia che può cambiare solo se condivisa.
Poi tocca a me raccontare: i miei percorsi, le visioni, i bi-sogni, le lotte territoriali, CO-energia, le campagne sociali. Mi sento piccola, quasi inadeguata di fronte alla forza e alla profondità di quello che ho ascoltato. Ma sento anche che essere lì, condividere e mettersi in gioco è già parte di quella trasformazione che desidero per le nostre reti. Vorrei facessimo di più, esserci di più, contribuire con più forza. Perché questo impegno collettivo non può restare lontano, osservato da fuori: chiama ad attraversarlo, a farsene carico, a lasciarsi cambiare.
Ci muoviamo nelle stanze della villa, partendo dall’alto, dove la biblioteca custodisce decine di faldoni dei processi e la sentenza Olimpia. Antonella e Silvia mi guidano in un cammino fisico e simbolico che nel tempo ha trasformato quei muri: da luogo del potere mafioso a luogo di liberazione.
La stanza dei bambini mi lacera emotivamente, trattengo a fatica le lacrime, devo uscire e arriviamo al bunker sotterraneo: si entra in un luogo di paura e se ne esce avendo ricostruito il senso di parole come famiglia, legge, stato. Infine, gli spazi aperti, oggi restituiti alla collettività. Tutto in questa villa interpella e coinvolge. Ed è qui che Rete EquoSud e Antigone l’osservatorio sulla ‘Ndrangheta hanno avviato un percorso comune che intreccia impegno culturale e inclusione sociale. A maggio hanno dato vita a Piazza Solidale , un evento che ha messo al centro la volontà di rendere questi luoghi sempre più spazi di comunità, di autorganizzazione, di sperimentazione. Da lì è nata la volontà di proseguire insieme, costruendo progettualità in grado di affrontare le tante crisi del territorio con strumenti nuovi, partecipati, trasformativi. Perché l’economia solidale, se vuole incidere, dovrebbe essere attraversabile da tutte e tutti. Deve farsi spazio politico, terreno comune, alleanza tra fragilità e visioni.
La giornata si chiude in giardino, con una cena condivisa attorno a una lunga tavolata. Ci sono Pasquale del Gas Oro Verde di Reggio Calabria, i ragazzi di Antigone Lorenzo e Andree’ e Margherita ed Erminia che cucinano piatti calabresi con amore e generosità. Si mangia, si parla, si ride. La convivialità, ancora una volta, è anche gesto politico: il cibo al centro, come linguaggio comune, come strumento per riconoscersi, per sciogliere le distanze, per nutrire legami veri.
Prima di salutarci, ci diamo degli appuntamenti: definiamo insieme gli ultimi elementi della campagna sociale Terre Resistenti e ci prepariamo a rivederci in autunno, magari in un’assemblea aperta a sognatori resistenti per continuare a intrecciare idee, pratiche, desideri di cambiamento e per la presentazione il 12 settembre del libro di Basilio “Libero di…” a Laudomia Festival 2025 a Cosenza.
Le immagini della sartoria, della villa, della cena che accompagnano questo racconto non bastano a restituire la bellezza e la forza che ho incontrato. Ma sono qui, come segni di una politica viva, incarnata, che si costruisce camminando, mangiando, abbracciando, creando, insieme. Grazie.
A presto con Terre Resistenti. Ci vediamo nelle reti.
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CHI È RETE EQUOSUD: RESISTERE, PRODURRE, LIBERARE
Rete Equosud nasce nella seconda metà degli anni ’90 nella provincia di Reggio Calabria, come risposta concreta all’ingiustizia economica e sociale imposta dalle logiche del mercato globale. Le sue radici affondano nell’esperienza di un consorzio tessile di cooperative che, nel pieno del dominio delle multinazionali, sceglie di immaginare un’alternativa possibile: un’economia fondata sulla cooperazione, sulla dignità del lavoro e sull’autorganizzazione.
Dare valore a ciò che conta
Col tempo, Equosud si avvicina ai circuiti del commercio equo e solidale e incontra i movimenti sociali, dalla lotta contro la globalizzazione neoliberista (Seattle, Genova G8) ai percorsi di costruzione di un’altra economia. Da qui nasce una visione più’ ampia e inclusiva: creare lavoro e impegno sociale insieme, dentro un orizzonte di giustizia e solidarietà.
Oggi Rete Equosud è una realtà dinamica, formata da una ventina di produttori e produttrici attivi nell’agricoltura biologica, nell’artigianato, nell’arte e nella cultura. Una rete che ha fatto dell’incontro con i Gas calabresi, della Toscana e dell’Emilia-Romagna un punto di svolta: non una relazione commerciale, ma un cammino politico condiviso, fatto di scelte consapevoli, scambi diretti e relazioni durature.
Un’economia di legami
In Equosud tutto parte dalla relazione. Le consegne vengono fatte di persona, creando rapporti di fiducia e amicizia con chi acquista e condivide valori. Così nascono anche esperienze inaspettate, come i Percorsi Resistenti: cammini escursionistici che attraversano territori marginalizzati, intrecciando natura, cibo locale, cultura popolare e relazioni autentiche tra mondi prima distanti.
Fare rete, resistere, costruire
Rete Equosud è un esempio vivo di economia circolare e di mutualismo pratico.
Attiva nelle filiere locali, promuove relazioni dirette, difesa del territorio e dei beni comuni. È un laboratorio permanente di democrazia economica e resistenza quotidiana al sistema dell’assistenzialismo, del clientelismo o, delle mafie. Rete Equosud è per chi non cerca solo prodotti buoni, ma relazioni giuste. È per chi sa che ogni acquisto può essere concretamente un atto politico. È per chi crede che un’altra economia non solo è possibile: esiste già.